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Il cimitero dei libri dimenticati

  • Il Fruscio delle Parole
  • 1 giu 2022
  • Tempo di lettura: 5 min
Ogni libro, ogni volume che vedi possiede un'anima, l'anima di chi lo ha scritto e di coloro che lo hanno letto, di chi ha vissuto e di chi ha sognato grazie a esso. Ogni volta che un libro cambia proprietario, ogni volta che un nuovo sguardo ne sfiora le pagine, il suo spirito acquista forza.

a cura di Anna Rampini
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Carlos Ruiz Zafòn, ha scritto la tetralogia de “Il cimitero dei libri dimenticati” - L’ombra del vento (2002), Il gioco dell’angelo (2008), Il prigioniero del cielo (2011) e, infine, Il labirinto degli spiriti (2016) – le rispettive pubblicazioni non coincidono con l’ordine cronologico seguito nella narrazione.

I quattro romanzi sono ambientati a Barcellona tra la Seconda Guerra Mondiale e gli anni ’50. In un continuo intrecciarsi di misteri, storie d’amore e di coraggio, spiccano Daniel Sempere, personaggio in continua evoluzione, e il suo inseparabile e stravagante amico Fermín Romero de Torres che lo accompagna sia nelle sue avventure che nella vita quotidiana nella libreria di famiglia.


Ma come ha avuto origine la tetralogia del Cimitero dei libri dimenticati? E quale è il tema principale dei quattro romanzi?


Zafón stesso, ospite nel 2012 al Teatro Franco Parenti di Milano, racconta la nascita della tetralogia de "Il Cimitero dei Libri Dimenticati" spiegando, inoltre, come il tema dell'identità e del passato abbia dato l'ispirazione per i quattro romanzi.


Segue la trascrizione del suo intervento che è possibile ascoltare cliccando questo link https://www.youtube.com/watch?v=tdEBvNLOzfs


Per tornare all’origine della tetralogia del Cimitero dei libri dimenticati.

L’origine di questi libri fa parte di un periodo della mia vita alla fine degli anni Novanta del secolo passato (cosa che suona molto vecchio); io avevo già scritto molte cose, ma principalmente cose che gli altri mi chiedevano di scrivere o che io pensavo gli altri avessero voluto io scrivessi e mai ciò che io volevo scrivere.

A un certo punto ho deciso di darmi questa opportunità.

Mi dico: “Se non lo faccio ora, quando lo potrò mai fare?”.

Allora inizio a lavorare su qualcosa per cui io non ho alcun altro limite e condizioni se non quelli che io mi do.

A quell’epoca avevo molti temi che mi intrigavano e mi giravano per la mente.

In quel periodo vivevo negli Stati Uniti, in California, e c’era una cosa che mi colpiva e mi interessava molto: il fenomeno della distruzione del ricordo.

Mi sembrava che tutto ciò che riguardava il passato, la memoria e, in generale, l’identità della memoria e delle persone tendeva a venir cancellato rapidamente.

Era come se ogni mattina ci fosse una polizia silenziosa che passava e cancellava tutti i tratti del passato.

Se tu andavi in un posto e chiedevi: “Cosa c’era qui ieri?”…tutto era scomparso e tu non ricordavi più nulla…Questa era una cosa su cui riflettevo parecchio.

Inoltre, viaggiando per gli USA, e a Los Angeles dove vivevo allora, c’era un’altra cosa: trovavo un sacco di negozi di libri di seconda mano, luoghi enormi, fantastici, pieni di libri vecchi.

Si trovavano in luoghi sinistri della città, gli unici luoghi dove i proprietari si potevano permettere di pagare l’affitto.

Molte volte sembravano delle caverne piene di libri, delle catacombe di libri, e anche lì era come se si rafforzasse questa idea che ci stavamo dimenticando del passato, delle idee, dei tesori del passato, della letteratura. Non era dunque solo una questione di libri, ma era il tema dell’identità. Allora ho pensato che noi siamo quello che ricordiamo, e meno ricordiamo meno siamo. Pensando a questi tempi e a questi aspetti, dato che tutte le mie storie nascono da un’immagine, mi è venuta in mente un’immagine: una biblioteca fantastica, un labirinto di libri, un santuario dove i libri sono conservati e protetti per sempre, dove i libri aspettano qualcuno che li incontri e li riporti alla vita.

Decisi che dentro a questa storia ci doveva essere un’altra storia, che c’era altro da raccontare. Dunque ho iniziato a pensare a dei personaggi, a una situazione, a una possibile trama.

In quel momento ho pensato che poteva essere un mondo molto grande, che poteva crescere in molte direzioni.

Un giorno ho pensato che tutto ciò non si poteva fare in un libro solo. Sarebbe stato un libro mostruoso, di più di mille pagine, delle dimensioni di una foca bebè. Nessuno avrebbe saputo dove metterlo, nemmeno nella libreria. Quindi, potenzialmente, ciò poteva distruggere ciò che pensavo potesse essere interessante in questo progetto, che era quello di creare quattro storie diverse ma interconnesse, che potevano creare un labirinto di storie, come una stanza con quattro porte di ingresso, dove dipendendo da quale porta il lettore entrava, e che strada faceva per entrare, perché i libri potevano essere letti in modo indipendente e con un ordine casuale…il puzzle alla fine si sarebbe ricomposto dando al lettore un’esperienza emotiva diversa.

Questo era dunque quello che mi interessava e volevo iniziare a fare.

Per far ciò, e per farlo bene, dovevo iniziare con il primo libro, perché ogni libro doveva essere sufficientemente completo, anche se nello scrivere dovevo comunque pensare agli altri libri.

Una cosa che pensavo fosse interessante è che ogni libro dovesse essere associato, nella sua tessitura, nella sua personalità alla voce di un narratore, e ognuno di essi doveva avere una personalità differente, anche se interconnessa.

Nel caso de “L’ombra del vento” è quella di Julian Carax, dunque pensavo che “L’ombra del vento” era un romanzo che doveva essere letto come se fosse stato scritto da Julian Carax.

Nel caso de “Il gioco dell’angelo” il narratore è David Martìn, che è uno scrittore molto differente. E io pensavo che il romanzo dovesse essere scritto come se parlasse e raccontasse lui.

Ne “Il prigioniero del cielo” il narratore, che è il centro morale della tetralogia, è Fermín Romero de Torres. In questo romanzo il tono è molto più leggero, e la storia sembra un racconto orale di ciò che era accaduto davvero a Fermín Romero de Torres, lo svelamento della ragione per cui Fermín è la persona che è e quali son i segreti che ci sono stati nascosti. Quindi questa era l’idea di base e della struttura. Dato che sapevo che ci sarebbero voluti anni per scrivere una tetralogia di questo genere dovevo avere assolutamente chiaro nella testa dall’inizio quello che doveva essere l’arco generale dello sviluppo della storia. Quello che dovevo fare era lasciare aperte tutta una serie di porte perché mi sono detto che ci sarebbero voluti anni, sarebbero stati necessari un sacco di cambiamenti, avrei cambiato il contenuto migliaia di volte, perché questo progetto doveva essere un puzzle. Il puzzle deve essere quello che ti conduce al nucleo, al cuore di quest’opera. E, secondo me, ho seguito questo principio come scrittore, ho adattato la mia scrittura a questo, e poi non è finita…Questa era solo la prima ragione di questa tetralogia, la seconda è che io ho scritto questi libri per avere dei lettori e quindi mi sono detto: “Il primo libro, L’ombra del vento, deve essere il mio libro di presentazione, deve essere il libro che mi collega con i lettori e che poi si interesseranno e leggeranno anche gli altri a venire”.

Ecco, più o meno, questo è la storia di questi libri.


Ora lasciatevi stregare dalla magia e dalla bellezza delle storie narrate da Carlos Ruiz Zafón.


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