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Il canto degli alberi - Hermann Hesse

  • Il Fruscio delle Parole
  • 23 giu 2022
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 24 giu 2022


a cura di Anna Rampini


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Hermann Hesse dedica agli alberi una preziosa raccolta di poesie, prose e racconti, intitolata Il canto degli alberi (1919), che racchiude il pensiero di un mondo dotato di anima e intelligenza, nel quale tutti gli esseri possiedono la capacità di pensare in modo cosciente.

Scandite dal ritmo naturale delle stagioni, riflessioni profonde e filosofiche si alternano agli eventi biografici dello scrittore.

Protagonisti indiscussi dell’opera sono gli alberi che si fanno ammirare e ascoltare manifestando, non solo una propria volontà, ma anche la capacità di resistenza e trasformazione.

Comprendere gli alberi diventa per Hesse una via per comprendere la complessità che lo circonda.



ALBERI
Per me gli alberi sono sempre stati i predicatori più persuasivi. (...) Tra le loro fronde stormisce il mondo, le loro radici affondano nell'infinito; tuttavia non si perdono in esso, ma perseguono con tutta la loro forza vitale un unico scopo: realizzare la legge che è insita in loro, portare alla perfezione la propria forma, rappresentare se stessi. Niente è più sacro e più esemplare di un albero bello e forte. Quando un albero è stato segato e porge al sole la sua nuda ferita mortale, sulla chiara sezione del suo tronco - una lapide sepolcrale - si può leggere tutta la sua storia: negli anelli e nelle concrescenze sono scritte fedelmente tutta la lotta, tutta la sofferenza, tutte le malattie, tutta la felicità e le prosperità, gli anni magri e gli anni floridi, gli assalti sostenuti e le tempeste superate. E ogni contadino sa che il legno più duro e più pregiato ha gli anelli più stretti, che i tronchi più indistruttibili, più robusti, più perfetti, crescono in cima alle montagne, nel perpetuo pericolo.
Gli alberi sono santuari. Chi sa parlare con loro, chi li sa ascoltare, conosce la verità. (...) Il mio compito è quello di dar forma e rivelare l’eterno nella sua marcata unicità.
Così parla un albero: la mia forza è la fede. Io non so nulla dei miei padri, non so nulla delle migliaia di figli che ogni anno nascono da me. Vivo il segreto del mio seme fino alla fine, non ho altra preoccupazione. Io ho fede che Dio è in me. Ho fede che il mio compito è sacro. Di questa fede io vivo.
Quando siamo tristi e non riusciamo più a sopportare la vita, allora un albero può parlarci così: Sii calmo! Sii calmo! Guarda me! La vita non è facile, la vita non è difficile. Questi sono pensieri infantili. Lascia che Dio parli in te ed essi taceranno. Tu hai paura, perché la tua strada ti allontana dalla madre e dalla patria. (...)La nostalgia di vagare senza meta mi prende il cuore, quando a sera, sento gli alberi stormire nel vento. Se li si ascolta a lungo, in silenzio, anche la nostalgia di vagare rivela appieno il suo significato più profondo. Non è desiderio di scappare via dal dolore, come sembra. (...)
Gli alberi hanno pensieri duraturi, di lungo respiro, tranquilli, come hanno una vita più lunga della nostra. Sono più saggi di noi finché non li ascoltiamo. Ma quando abbiamo imparato ad ascoltare gli alberi, allora proprio la brevità, la rapidità, e la precipitazione infantile dei nostri pensieri acquistano una letizia incomparabile. Chi ha imparato ad ascoltare gli alberi, non desidera più essere un albero. Non desidera essere altro che quello che è. Questa è la patria. Questa è la felicità.

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